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ASSOCIAZIONI ALPINISTICHE E RIFUGI




E' opportuno, a questo punto, compiere un lungo passo indietro nel tempo, per fare conoscenza con le associazioni che, a cavallo fra il XIX ed il XX secolo, riunivano i torinesi amanti della montagna. Vi era anzitutto il Club Alpino Italiano, fondato a Torino nel 1863 da un gruppetto di appassionati che, almeno agli inizi, appartenevano prevalentemente a classi sociali elevate; una élite che disponeva dei mezzi, del tempo e della cultura necessari per esplorare e salire le montagne. Con il passare degli anni però, anche fra le fasce più modeste della popolazione si diffusero analoghi interessi e, nonostante le difficoltà materiali, aumentarono via via di numero i frequentatori delle vallate alpine. Si legge che in quegli anni, fra i soci del CAI, era oggetto di dibattito l'opportunità di aprire le porte del Club al crescente numero di appassionati di classe modesta, sospetti "festaioli", che si temeva snaturassero l'austera atmosfera del sodalizio.



"Erano ancora i tempi nei quali l'alpinismo era considerato come un'arte riservata a pochi eletti, restii a consentire che altri giovani audaci e di buona volontà, non appartenenti alla loro Società, potessero raggiungere quelle cime alpine che ritenevano riservate a loro."



Così scriveva nel marzo 1963 Giuseppe Ratti, all'epoca Presidente dell' UGET - Torino, rievocando gli anni della fondazione dell'Associazione. Fu così che, a fianco del CAI, sorsero altre organizzazioni, a carattere più popolare, quali l'UET (Unione Escursionisti Torinesi), l'UGET (Unione Giovani Escursionisti Torino), la Giovane Montagna, l'Alfa e altre ancora; insieme al CAI, riunivano quasi 9'000 appassionati, numero non indifferente, tenuto conto che la popolazione torinese superava allora di poco le 300'000 unità. E' interessante ricordare che l'UGET, attiva in città fin dal 1913, aprì sezioni in diversi centri della provincia; quasi tutte sarebbero divenute più tardi importanti sezioni del CAI e alcune mantennero a lungo la denominazione UGET accanto al nome della loro città. Soltanto in questi ultimi anni la sede centrale del CAI ha eliminato, ove possibile, le denominazioni diverse dalla semplice indicazione della località. All'inizio degli anni 30, gran parte delle associazioni, spinte dagli eventi e da ragioni estranee alla volontà dei soci, entrarono a far parte del CAI. Il regime fascista aveva offerto alle associazioni tre possibilità: (a) inserirsi nell'Opera Nazionale Dopolavoro, con il limite di potersi dedicare soltanto all'escursionismo, (b) divenire sottosezione della locale Sezione del CAI, perdendo così l'autonomia ma mantenendo la possibilità di praticare anche l'alpinismo, (c) sparire. Alcune entrarono nel CAI come sottosezione della Sezione di Torino; l'UGET, più numerosa, quale sezione a sè stante (8 ottobre 1931). Nel primo dopoguerra, torniamo agli anni '20, erano numerosi gli alpinisti, che, aprendo vie sempre più impegnative su pareti e creste, stavano completando l'esplorazione e la "conquista" delle Alpi e molto numerosi erano pure i camminatori che percorrevano i sentieri delle valli. Apprendiamo dalle riviste dell'epoca che succedeva frequentemente di radunare anche centinaia di partecipanti alle gite organizzate; risultato notevole considerando i limiti insiti nella situazione di quegli anni: la settimana lavorativa "lunga" ed i mezzi di trasporto piuttosto modesti. Qualche piccolo "torpedone" proseguiva oltre le stazioni ferroviarie inoltrandosi nelle valli, ovviamente su strade sterrate; l'automobile era privilegio di pochissimi; per coprire i rimanenti tragitti e raggiungere la maggior parte delle località di montagna non restavano che la bicicletta ed il "Cavallo di S.Francesco". Si capisce allora quanto la disponibilità di adeguati ricoveri per il riparo notturno degli alpinisti fosse determinante per frequentare le località più interne delle valli. La Sezione di Torino del CAI, con oltre mezzo secolo di presenza sul territorio, era in prima fila con i suoi ormai numerosi rifugi e bivacchi ma anche le altre associazioni si impegnavano con fervore al progetto ed alla realizzazione di proprie strutture di appoggio, considerate obiettivi primari.

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