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DALLA GURA ALLA VAL SEA




La situazione si sbloccò grazie all'intervento dell'Amministrazione Comunale di Forno che offrì gratuitamente all'UGET un appezzamento nell'attiguo vallone di Sea, a 2189 m, in località Gias Piatou. Questi avvenimenti vennero riassunti dalla Rivista in un articolo di prima pagina non firmato:

" ... il nostro nuovo rifugio, che doveva sorgere nel vallone della Gura, sorgerà invece nel limitrofo vallone di Sea, e precisamente poco più in alto delle Alpi di Piatou. La causa di tale mutamento è dovuta ad una inspiegabile ostinazione del proprietario della montagna, sig. Robetto Paolo, che si rifiutò recisamente di concedere l'area necessaria. Dobbiamo invece rivolgere un sentito ringraziamento al Podestà di Forno Alpi Graie il quale senza alcuna esitazione diede il suo permesso per la località da noi scelta nel vallone di Sea, di proprietà comunale."

La Direzione accettò di buon grado questa favorevole opportunità in quanto anche la nuova zona si presentava interessante. Per il medesimo numero della Rivista, Agostino Visetti scrisse una bella descrizione del Vallone di Sea e delle possibilità che offre agli alpinisti, corredandola di uno schizzo topografico alla scala 1:50'000:

"Gran parte degli alpinisti che raggiungono Forno Alpi Graie (m. 1226), attratti dai seducenti picchi che chiudono il Vallone di Gura, muovono i loro passi verso questi, non curandosi del Vallone di Sea, che immeritatamente ritengono meno interessante. Se la parte inferiore di questo vallone è poco attraente per la sua orrida gola, aperta fra asperrime roccie, la zona terminale è invece degna di stare alla pari con quella della Gura per bellezze panoramiche ed importanza di ascensioni, come è di gran lunga superiore per bellezze di ghiacciai."



ponte per attraversare la Stura all'alpe di Sea

Sul Vallone di Sea si affacciano infatti l'Uja di Ciamarella, con la parete Nord, l'Albaron di Sea, le Punte Francesetti, Tonini e Bonneval; buone anche le possibilità di traversate, verso l'attiguo bacino della Gura e, aldilà dello spartiacque, quello Des Evettes, in Valle dell'Arc. Visetti concluse . . .

" . . . facendo voti che gli alpinisti, invogliati dalla bellezza e dalla classicità del luogo, accorrano numerosi a visitarlo."

Passato l'inverno, l'entusiasmo non era scemato; la sottoscrizione, a cui contribuirono anche due serate cinematografiche (con accompagnamento di pianoforte) organizzate espressamente per la raccolta di fondi, al 23 aprile 1927 raggiunse la somma di 39'410 L. Durante le riunioni di consiglio del 15 giugno e del 6 luglio 1927 il presidente riferì dei contatti avvenuti con le autorità militari per il benestare alla nuova costruzione e per la concessione della collaborazione di un reparto di alpini con i muli per il trasporto dei materiali da costruzione da Forno. E' interessante rilevare che il progetto di una nuova costruzione ad uso rifugio veniva sottoposto all'approvazione dell'autorità militare che lo valutava sotto il profilo strategico: il confine di stato infatti non è lontano. Nel mese di agosto 1927 furono numerosi i soci che dedicarono le vacanze a lavorare nei cantieri dell'UGET: in Val Sea la nuova costruzione era ormai alla fase di assemblaggio finale; in Valle Stretta erano in corso importanti lavori di riparazione del primo rifugio, danneggiato da una bufera; ai piedi del Granero si stava intanto iniziando la costruzione di un terzo rifugio, voluto dalla sezione UGET di Torre Pellice. Grazie all'impegno prodigato dai soci nei diversi cantieri, si raggiunsero risultati più che buoni ovunque, anche se non mancarono le difficoltà. In particolare, in Val di Sea i muli degli alpini non riuscirono a superare le ultime balze con gli ingombranti carichi ed i trasporti furono completati a spalle:

" . . . i travi sono lunghissimi, la strada è difficile, alternata di precipizi, di salti pericolosi, a tratti rovinata dalle frane invernali, o interrotta da ripide giravolte che rendono difficile e pericoloso il passaggio dei muli. . . . . Ma in fondo al Gias Neuv il salto è troppo ripido, il sentiero troppo stretto, troppo incassato fra le rocce, o troppo sporgente nel vuoto perchè i muli possano proseguire con carichi di travi così lunghi. E tutto il materiale (oltre cento quintali) si ammucchia ai piedi del salto, in fondo al Gias Neuv. . . Come trovare gli uomini necessari che nella vallata sono tutti occupati pei lavori campestri e per il taglio del fieno? . . . Si corre, si domanda, si cerca, si promette e si riesce ad assoldare una squadra di dieci robusti montanari che in molti giorni di faticoso lavoro trasportano il materiale sul piazzale del rifugio."

In data 20 agosto 1927, la sottoscrizione raggiunse 40'614 L. Nella seduta del 31 agosto 1927 il consiglio direttivo stabilì per il 18 settembre l'inaugurazione e, nella seduta del 13 settembre, il presidente informò che la nuova costruzione era stata assicurata contro l'incendio per la somma di 50'000 L. Nonostante tutte le difficoltà ed i contrattempi, alla metà di settembre il rifugio, ultimato e arredato, era pronto per l'inaugurazione e domenica 18 settembre 1927 . . .

" fin dal mattino prestissimo, la solitaria casetta è già piena di vita intensa e febbrile. Alcuni volenterosi sono lassù da parecchi giorni a dare gli ultimi ritocchi . . ."



Rifugio Guido Rey: interno

Una minuziosissima organizzazione previde due comitive in partenza da Torino, una su "eleganti torpedoni", l'altra in treno (allo stesso prezzo di 30 L.) e stabilì anche con altrettanta precisione le comitive provenienti dalle Sezioni, comprese le più lontane. Oltre quattrocento persone affluirono in Val Sea: soci dell'UGET e di altre associazioni, simpatizzanti, valligiani, autorità locali, ufficiali alpini e "illustri invitati ed ospiti graditi": a tutti venne offerta all'arrivo una tazza di caffè. Ma la giornata era pessima (situazione che, come vedremo, sembra una costante nelle cerimonie inaugurali in questo vallone):

" . . . dal colle di Sea il vento infuria maledettamente mentre la tormenta ci avvolge con raffiche violente e assideranti."

Si strinsero i tempi: don Storero, parroco di Groscavallo, celebrò il rito religioso, il presidente Soardi tenne un breve discorso (gli altri interventi vennero rimandati a più tardi, durante la cena a Forno), e sulla facciata del rifugio venne scoperta fra gli applausi una lapide:

"A GUIDO REY
MAESTRO E POETA DE L'ALPINISMO ITALIANO

LA UGET"

La madrina, signora Erminia Zucchetti, consorte di uno dei vicepresidenti, . .

" . . . infrange la tradizionale bottiglia di spumante, ultimo rito che apre la porta della ospitale capanna a tutta la grande famiglia degli alpinisti."



18 settembre 1927: gente in festa al rifugio Rey

Guido Rey (Torino, 1861-1935), alpinista e scrittore famoso, rappresentava un riferimento ideale per l'UGET che lo aveva nominato socio onorario: con una cordiale lettera, indirizzata al presidente, si scusò di non poter partecipare alla festa inaugurale per ragioni di salute. Il rifugio però, per suo espresso desiderio, venne abitualmente chiamato "Val Sea"; soltanto dopo la sua morte e dopo la distruzione del rifugio, troveremo associati i due nomi. Nella relazione di Nino Soardi all'Assemblea del 13 dicembre1927, leggiamo che la realizzazione costò, senza tener conto di materiali e servizi offerti gratuitamente, 42'148 L, somma interamente coperta dalla sottoscrizione, chiusa con l'avanzo di 1916 L. Anno dopo anno, il nuovo rifugio assolveva il suo prezioso compito: ne troviamo testimonianza di tanto in tanto sulla Rivista. Custode del rifugio era il sig. Bartolomeo Girardi di Forno che, dopo il 1° ottobre, chiusa la stagione estiva, rientrava nella sua residenza in paese e affidava le chiavi a chi voleva servirsi del rifugio. Alla fine del 1927 Ettore Calcagno descrisse per il periodico sociale un itinerario di ampio respiro: dal nuovo rifugio a Balme, attraverso il Colle dell'Ometto, l'Uja di Mondrone ed il Lago Mercorin. Nella relazione all'assemblea dei soci del 21 dicembre 1928, Soardi tracciò con soddisfazione il bilancio del primo anno di vita del rifugio:

"Il Rifugio di Valle Sea è stato provato da un inverno di eccezionali nevicate senza subire la minima avaria. Ciò dimostra la solida e perfetta costruzione del nostro secondo ricovero alpino. Si ebbero nella stagione estiva in totale 350 pernottamenti, molti dei quali gratuiti per la tessera di libero ingresso distribuita ai soci oblatori.

L'utile lordo fu di L. 1012
Le spese di custode e manutenz.L. 986,75
Utile netto L. 25,25

Una foto ci mostra il piazzale del rifugio affollato di militari gallonatissimi; fra di essi Umberto di Savoia, venuto in Val Sea per le manovre militari. In un'altra immagine vediamo un gruppo di soci di Venaria, saliti al rifugio carichi di sacchi ripieni di foglie di mais, destinate a rinnovare i pagliericci delle cuccette. La bella Rivista purtroppo cessò le pubblicazioni a fine 1933 e l'UGET, divenuta nel frattempo sezione del CAI, iniziò a inserire le comunicazioni ai soci su "LO SCARPONE", quindicinale nato nel gennaio 1931. Questa collaborazione continuò a lungo, fino a che, nel 1971, iniziò le pubblicazioni CAI UGET NOTIZIE. Il cambio di periodico, motivato da ragioni economiche, significò purtroppo una drastica riduzione dello spazio a disposizione, con conseguente taglio di quanto esulava dalla pura e semplice informazione. Con un drammatico articolo in prima pagina, LO SCARPONE informò che, nel mese di maggio, un alpinista e la sua guida, prime persone ad arrivare sul posto dopo mesi, avevano trovato il rifugio Rey distrutto, i rottami sparsi su vasta area, presumibilmente ad opera di una valanga. Per l'UGET fu un duro colpo, a cui reagì prontamente con propositi di ricostruzione. Una frase dell'articolo richiama però l'attenzione di chi conosce l'autonomia odierna delle sezioni del CAI: è detto infatti che la decisione di ricostruire dipende da "superiori disposizioni", indice di una stato di sudditanza gravante sull'associazione. Al prof. U.Valbusa fu chiesto di indagare sulle ragioni del disastro: sciolta la neve, furono trovati carbonizzati i pali infissi nel terreno. Di qui il sospetto che, prima della valanga, vi fosse stato un incendio; testimoni oculari (tra i quali Leo Ussello) ricordano però che i rottami trovati più a valle non recavano tracce di fuoco. Nino Soardi, in un successivo scritto parlò di "mistero". E' curioso ricordare un evento precedente di pochi anni la costruzione di questo primo rifugio UGET in Val Sea ed a questo stranamente simile e ... speculare. Il "Gruppo Studentesco S.A.R.I." della Sezione di Torino del CAI (S.A.R.I. significa "Sint Alpes Robur Iuvenum"), aveva in progetto un rifugio in Val di Sea, sopra il Gias Piatou, da intitolare a Paolo Daviso di Charvensod, giovanissimo socio del Gruppo, caduto sulla cresta Nord della Bessanese il 29 agosto 1921. Apprendiamo queste notizie dalla pubblicazione "ITINERARI ALPINI dal Rifugio Paolo Daviso" di Eugenio Ferreri, ediz. CAI sez. di Torino - gruppo SARI, 1922. Per ragioni a noi sconosciute questo rifugio venne invece costruito nel Bacino della Gura e inaugurato il 23 settembre 1928. E' stato ristrutturato nel secondo dopoguerra dalla Sezione di Venaria Reale del CAI, che ancora oggi lo gestisce.

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