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IL BIVACCO ERETTO NEL 1957




La seconda guerra mondiale, con il suo strascico di distruzioni, lutti, sofferenze, spense tutto ciò che andava oltre le più elementari esigenze di sopravvivenza: cinque lunghi anni seguiti da una altrettanto lunga ricostruzione. Passata la bufera, ripresero vita, con difficoltà e lentezza, le iniziative e le attività delle associazioni. Nel 1956 l'UGET di Torino, ormai divenuta una delle più grandi sezioni del CAI ma da tempo staccata da quasi tutte le sue sezioni periferiche, decise di edificare un nuovo punto di appoggio in Val Sea. La posizione più idonea per la costruzione venne individuata a monte del Gias Piatou, a 2287 m, nel corso di un sopralluogo effettuato il 21 ottobre 1956 da Andreotti, Corradino, Ghigo e Ussello, in condizioni atmosferiche quasi proibitive. Il 31 gennaio dell'anno successivo l'Assemblea Ordinaria dei Soci approvò per acclamazione l'iniziativa e, nella primavera, sotto la guida di Lino Andreotti, futuro presidente della Sezione, venne realizzato e installato il "Bivacco VAL SEA", solida struttura a semibotte, foderata in lamiera e dotata di sei posti. In un primo tempo era stato proposto di intitolarlo a Mariano Orlando, giovane socio caduto sul Corno Stella il 30 settembre 1956, ma l'idea non ebbe seguito. L'inaugurazione venne fissata per il seguente mese di giugno ma, proprio in quel mese, una grave alluvione sconvolse le valli di Susa e di Lanzo e fu giocoforza rimandare la cerimonia a dopo le vacanze estive. Il 22 settembre 1957 circa 120 persone salirono da Forno lungo il selvaggio vallone fino al nuovo bivacco: valligiani, soci del CAI, simpatizzanti. La nuova costruzione venne inaugurata dalla madrina, Anna Andreotti, presenti il presidente del CAI UGET Torino, Giuseppe Ratti, l'ormai anziano presidente Emerito Nino Soardi, il vice presidente Bruno Toniolo (che essendo anche consigliere centrale rappresentava il presidente generale del CAI), esponenti degli enti locali, delle sezioni consorelle e delle forze armate. Fu celebrata la messa al campo, furono pronunciati i discorsi ufficiali e quindi i convenuti si sparpagliarono sulle pietraie intorno al bivacco per il pranzo al sacco. Nelle poche fotografie ritrovate si possono riconoscere, tra i presenti, Giuseppe Ratti, Nino Soardi, Anna Andreotti, l'infaticabile e indimenticato Michele Gabutti; il sacerdote che celebra la Messa è un Salesiano di nazionalità cecoslovacca, appassionato di montagna. Dopo la morte dell'anziano presidente emerito, Nino Soardi, il bivacco venne dedicato alla sua memoria.


22 settembre 1957: benedizione del nuovo bivacco















22 settembre 1957: battesimo del nuovo bivacco con la tradizionale rottura della bottiglia di spumante













22 settembre 1957: gruppo di partecipanti. Sullo sfondo il nuovo bivacco













E' curioso osservare che la definizione della quota del sito dove sorge il bivacco (denominato in qualche testo "Pian di Giuvinot") sembra un indovinello: LO SCARPONE n.21/1956, nel dare notizia del sopralluogo, fornisce la quota di 2190 m; la "Guida dei sentieri e segnavia alpini" dell'EPT della Provincia di Torino, ed. 1980, indica 2297 m così come Ezio Sesia nel volume "Le Valli di Lanzo per gli antichi sentieri" Mulatero Ed., e Sergio Marchisio nella guida "Fra le Uje di Lanzo" Ediz. L'Arciere; successivamente Sergio Marchisio ha definita "molto probabile" la quota di 2340 m, sulla base di sue osservazioni sul luogo (1994) e considerazioni sulle tavolette IGM 1:25'000; la prima targa del bivacco, lo documenta una fotografia eseguita il giorno dell'inaugurazione, riporta 2430 m; altrettanto su LO SCARPONE n.20/1957, nella cronaca dell'inaugurazione. Passarono gli anni. Soprattutto Umberto Roero e Michele Gabutti, in quanto ispettori della Commissione Sezionale Rifugi, si prendevano cura della manutenzione e delle riparazioni necessarie, con la collaborazione del sig. Clemente Girardi (Mentu) di Forno. Il piccolo bivacco continuava a svolgere puntualmente il suo compito, utilizzato piuttosto di frequente, come risulta dalle firme raccolte sul libro del rifugio, ma, vuoi per il clima severo dell'alta montagna, vuoi per l'incuria di qualche ospite, se ne stava deteriorando la copertura e la struttura. Due importanti interventi si resero necessari, nel 1980 e nel 1985, con lavori esterni e con la sostituzione dei materassi. Se ne occuparono gli ugetini John Fenoglio, Giovanni Gatto, Beppe Lana, Francesco Seimandi, Laura e Mario Piva e Carla. Dopo quasi quarant'anni divenne chiaro però che era ormai indispensabile un intervento radicale e, data l'aumentata frequentazione della zona, la sostituzione sarebbe dovuta avvenire con una costruzione più grande.

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